Viene descritto il metodo con cui la mente si protegge dalla possibilità di ricevere una influenza esterna dovuta ad apprendere diversi moduli di pensiero.
La struttura psichica umana tende a rendere stabile e soprattutto, inamovibile la propria interpretazione della realtà, dotandola di una persistenza che impedisce ogni nuova impostazione psicologica, per quanto dotata di maggiore equilibrio. Il Processo Anevrotico Terapeutico fornisce uno strumento utilizzabile a prescindere dall’orientamento psicoterapeutico adottato.
La composizione mentale
Con il termine Mente è da intendere un concetto dotato di straordinarie caratteristiche, talvolta estreme fin da sembrare difformi rispetto ad una regola strutturale consueta, ove ogni apparato umano segue una logica nota e spiegabile in riferimento ad un processo pragmatico comunemente compreso. Essa è definibile come l’insieme dei contenuti intellettuali dell’individuo, ma nel suo funzionamento interno non segue una razionalità in cui siano rintracciabili i valori e le connotazioni tipiche di ogni processo che sottenda ad alcuna deduzione; questo non solo perché ella non compie un autentico ragionamento, ma piuttosto per la vasta differenza che esiste tra il sistema della riflessione conosciuta e quella mentale, che soggiace ad altre condotte ed altri temi, dotati di altri valori. Naturalmente è facile comprendere come in questa vastità trovi posto tanto quello che sappiamo dell’uomo e quello che ogni uomo sa di sé stesso, quanto quello che ognuno ignora della propria entità. Nel suo complesso il Sistema Mente si compone dell’insieme di esperienze, desideri, paure, che si muovono producendo flussi emotivi dotati di straordinaria intensità, dei quali percepiamo solo una minima parte, forse infinitesimale. La coscienza consapevole è protetta da un filtro poderoso quanto astratto, che ci risparmia di venire coinvolti da un complesso di forze la cui gestione sarebbe al di fuori delle capacità cognitive. Come a dire che non possiamo avvertire la realtà con la sensibilità che appartiene alla Mente e non alla percezione cosciente.
Attività mentali e spontanee
La Mente è da immaginare come un sistema di coscienza simile ad un contenitore in cui sono regolati i tratti della consapevolezza, ossia i pensieri. Il suo insieme è tanto astratto quanto concreto, al punto che possiamo affermare che nel suo intimo significato tutto questo compone la stessa entità umana ed è lì che si produce il lavoro psicoterapeutico. L’aspetto di cui è necessario rendersi conto riguarda il fatto che ogni sistema mentale è funzionale all’insieme della struttura , per cui le finalità che persegue non sono relative al singolo individuo, ma piuttosto all’adattamento di cui la specie umana necessità. Questo significa che ogni aspetto mentale è finalizzato a perseguire un obiettivo globale che può essere difforme se non addirittura opposto alle necessità momentanee del singolo. Allo scopo di semplificare possiamo riassumere in modo schematico le attività mentali tra quelle di mantenimento e quelle difensive; parafrasando un sistema metabolico dove da una parte vi sono condotte rivolte ad interagire con la realtà reale o percepita che sia, dall’altra la parte che difende l’intera struttura dalle frequenti interazioni con gli agenti di disturbo di varia natura.
La sintesi mentale
nell’insieme dell’attività mentale non vi sono pensieri dotati di una logica deduttiva, ma emozioni, le quali consentono una interpretazione della realtà parallela a quella cognitiva di cui si ha consapevolezza. In questa straordinaria sinergia, l’aspetto emotivo mentale integra quello cognitivo, formando l’insieme umano di cui lo stesso protagonista rileva ben poco coscientemente. Quello che viene esposto e definito come personalità è il frutto non del comportamento che in sé deriva dall’atteggiamento mentale e da un processo esperienziale e deduttivo/emotivo, ma piuttosto dall’insieme di condizioni in cui la realtà stessa viene tradotta attraverso collegamenti astratti e soggettivi. Nella Mente non vi sono pensieri come accade nel cervello, ma flussi emotivi che transitano nella coscienza meno nota in modo semplificato, sotto forma di emozioni condensate nei due tratti essenziali, scarni e basilari di paura e di desiderio. Questo perché nella sede mentale non vi è alcuna possibilità di complicazione derivante da un aspetto riflessivo e tutto è fatto corrispondere ad un insieme basale semplificato, ridotto alla estrema sintesi della coscienza, da cui derivano gli aspetti fondamentali della capacità intellettiva. Non vi sono regionamenti, ma solo stati emozionali; quello strutturale del richiedere la soddisfazione e quello che spinge ad allontanarsi dalla difficoltà.
Essenza dell’attività mentale
Quanto esposto è fondamentale per osservare una entità che altrimenti sfugge ad ogni condizione inerente ad una logica consueta e si alimenta di argomenti comprensibili esclusivaente in ambito psicologico. In effetti ogni struttura presente in natura è semplificata nella sua forma essenziale; la stessa cosa accade alla Mente che nella sua forma più scarna orienta l’individuo in un modo che potremmo definire elementare, priva dei tratti meno fondamentali derivanti da aspetti resi complessi e mistificati mediante il ragionamento e le idee associate tra loro in avvicendamenti apparenti e fuggevoli. Essa si muove non in assenza di logica, ma con una logica essenziale, di cui avverte l’insieme del risultato e non la traccia dei pensieri: la Mente non ha pensieri. In tutto questo persegue gli aspetti che corrispondono all’entità emotiva di desiderio e respingere quegli che corrispondono all’entità emotiva della paura. Non sa e non puo fare altro.
Criterio di attività mentale
In questo modo, fortemente semplificato fino a poter esere definibile binario, non c’è mai una sosta ed ogni aspetto della realtà percepita, viene valitato a seconda di questi aspetti basali, la cui presenza produce spontaneamente una valutazione che promuove il comportamento.
Così viene ad esprimersi e consecutivamente continua a formarsi, l’entità mentale di ognuno. E’ interessante notare che anche l’aspetto sociale dei gruppi umani persegue una logica di estrema semplificazione. Con essa è possibile interpretare il concetto di base che ne muove le azioni: accade così che tramite questo scarno e potentissimo sistema viene amministrato un funzionamento distante da quello cognitivo, nel quale ha vigore l’assioma del ragionamento deduttivo, ove ha forza la percezione poco realistica di riflettere e di scieglere la vita soprattutto sulla base del ragionamento. In realtà questo avviene nelle condizioni momentanee, mentre l’imponente Inerzia Profonda individuale è promossa per gran parte dalla componente mentale di cui si parla. In questo sistema interpretativo della realtà vi sono argomenti comuni a tutti gli esseri della nostra specie, altri di connotazione più soggettiva, appresi nel corso dell’esistenza e frutto di scelte di cui ignoriamo la gran parte; tutto rivolto comunque a rintracciare un proprio equilibrio. Dunque la Mente procede tra scelte e valutazioni istintuali, dotate di grande capacità di categorizzazione automatica.
La necessità mentale prioritaria
In essa la necessità principale ed onnipresente, la totale priorità, è quella difensiva, ossia la protezione del proprio sistema di funzionamento. A questo corrisponde una logica ferrea di tutela di sé stessa. In questo modo la Mente si protegge ignorando le alternative possibili relative a nuovi apprendimenti, dal momento che niente è più pericoloso dell’ignoto per un sistema di funzionamento instaurato ed attivo. In effetti la stessa Mente si compone di una struttura che ne regola l’esistenza, la quale verrebbe smantellata se vi fosse un nuovo sistema di personalità appreso; si comporta come se essa fosse un’altra entità all’interno dell’individuo, con il quale apparentemente non ha interessi in comune, eppure proprio questo è il miglior sistema di mantenimento individuale, che si esprime in un geniale sistema protettivo, apparentemente incomprensibile e distorto.
Il motivo è ontogenetico quanto filogenetico, di natura evoluzionistica: l’equilibrio valoriale assunto dall’individuo non deve essere manomesso e deve restare permanente ed indelebile. Per questo la sua impostazione emotiva deve essere appresa con straordinaria velocità, basandosi su una interpretazione emozionale della realtà acquisita, che soggiace agli stimoli di desideri e paure di cui si è detto. Questo apprendimento deve essere precoce ed inamovibile; per questo le prime condizioni mentali vengono assunte con straordinaria tempestività ed altrettanta permanenza.
Il sistema protettivo del funzionamento psichico
Il sistema protettivo psichico umano è improntato nel rifiutare qualunque nuova istanza, cioè la Mente tutela e mantiene solo quello che conosce, ma essa conosce solo quello che già la compone, solo il proprio funzionamento. Non tollera nessun’altra visione della realtà. Questa frase è in estrema sintesi la condotta che segue nello svolgersi dell’esistenza. La stessa esistenza è rappresentabile come lo sviluppo emozionale scandito nel tempo e proprio le emozioni ne sono le componenti uniche. Per questo motivo possiamo dire che il regime conservativo della struttura psichica individuale si esprime nel vietarne ogni variazione a discapito della consapevolezza derivante dalla possibilità di assumere altri punti di vista. Questa composizione protegge con straordinaria intensità da una contaminazione esterna la quale, per poter subentrare alla precedente impostazione, deve essere in possesso di determinate caratteristiche di equilibrio. Questo è quello che avviene elettivamente mediante la psicoterapia del Processo Anevrotico Terapeutico, ma può accadere anche in altre impostazioni. L’equilibrio anevrotico è dovuto all’aver attenuata la naturale e potente tendenza umana rivolta a propagare le proprie nevrosi. Questo consente alla Mente di attingere ad un ulteriore abbinamento emotivo, rimuovendo una precedente impostazione di condotta mentale. In assenza di questa caratterizzante, la condizione emotiva presente nel soggetto risulta inamovibile e qualunque sia la situazione di partenza, essa appare immutabile tranne che nei tratti perimetrali, ben poco determinanti nel tentativo di sanare un disagio significativo e profondo che è stato contratto. Verosimilmente, la condizione protettiva descritta ostacola qualunque cambiamento, facendo prevalere la condizione attuale, per quanto dissestata o addirittura disastrosa. Questo sistema che può superficialmente apparire svantaggioso, provvede all’equilibrio individuale comunque attivo nel soggetto. Quindi la condizione di equilibrio non è certo quella preferibile, ma è quella possibile e protetta dall’individuo stesso. Egli può agire su quello che sta attuando. Suo è l’arbitrio e sua la possibilità di rivedere o meno l’impostazione.
Quello appena descritto è un punto di grande rilievo al fine di comprendere il funzionamento difensivo dell’individuo il quale è improntato nel non accettare alcun concetto per quanto esso sia migliorativo. Tutto il nuovo viene respinto, in una resistenza che si protrae talvolta fino alla distruzione di sé stesso.
L’aspetto riparativo soggettivo e sociale
Quanto appena esposto, avviene per il motivo paradigmatico che ci porta ad affermare che la Mente non protegge se stessa, né soggettivamente l’individuo a cui appartiene, ma tutela il funzionamento attivo in sé stessa. Per i motivi inerenti a questa spiegazione, ogni individuo è vincolato dalla struttura emotiva e valoriale presente in sé stesso, a prescindere dalla correttezza ivi presente. Questo è quello che accade in ogni disfunzione psicologica umana, per quanto grave. Chiunque detenga un disagio psichico quindi, tende a conservarne le caratterizzanti in modo tanto persistente quanto inconsapevole. Il tentativo di permanere nella condizione attuale è continuo in ogni soggetto ed è potenzialmente incancellabile, tranne che con l’intervento psicoterapeutico dotato di quanto detto, a prescindere dalla scuola di pensiero a cui viene fatto riferimento. Accade così che autonomamente o comunque senza accesso all’aspetto anevrotico si può migliorare e ripristinare in parte la propria condizione in tratti non sostanziali ed a patto che non vi sia severa compromissione della struttura psichica soggettiva, ma non più di questo: solo un uomo promuove un altro uomo. Non se ne rilevano facilmente eccezioni.
Questo straordinario sistema difensivo a cui ognuno ha accesso in via potenziale, va tenuto in grande considerazione nella pratica psicoterapeutica, dal momento che affidare la responsabilità della guarigione ad una comprensione semplicistica, è quantomeno azzardato. Nonostante la inamovibilità dell’aspetto mentale ed il fatto che tale caratteristica produce invariabilmente una difficoltà psicoterapeutica, è da precisare che tale caratteristica è parte integrante della dinamica umana, sia soggettiva che sociale, dal momento che ogni gruppo, per quanto vasto, è composto dall’insieme di singoli, strutturati con la medesima impostazione.
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