Reward System

Il sistema della ricompensa tra neuroscienze e praticità

ABSTRACT

Parlare di neuroscienze e parlare di salute significa occuparsi di sistema della ricompensa: il reward system è da sempre al centro degli interessi del genere umano.
Ripercorreremo le origini di pensiero, le basi neuroscientifiche, i percorsi neurali, e poi passeremo a descrivere in pratica le strategie di intervento.
Queste non sono solo di pertinenza di chi si occupa di neurologia o psicologia, anzi riguardano tutti i professionisti della salute e vanno conosciute anche da parte di ognuno di noi che voglia migliorare il proprio stile di vita. Prevenire è fondamentale tramite: dieta, fitness, tecniche mentali, vita affettiva, sonno, e ogni forma di terapia complementare che possa migliorare il nostro sistema della ricompensa.
Il reward system quindi si rivela il fulcro dei bisogni vitali, e quindi dei diritti umani a salute e benessere.

INTRODUZIONE

Da sempre l’uomo si è evoluto grazie alla sua capacità di distinguere il bene dal male, e ha sempre cercato di vivere in salute e rivolto al benessere. 

Tali funzioni sono ascrivibili al sistema della ricompensa, una serie di percorsi neurali, chiamati nella cultura scientifica anglosassone reward system, o reward pathway; portano i segnali di benessere dalla periferia al centro e dal centro alla periferia, avendo come sede primaria il SNC (sistema nervoso centrale), in particolare la VTA (area tegmentale ventrale mesencefalica). 

Esso è quindi la sede delle gratificazioni e ci permette in tale accezione di distinguere ciò che per noi è bene, da ciò che lo è meno, e quindi ciò che è male (base anche della funzione cognitiva del ‘prendere decisioni’). Per questo affonda le sue origini all’inizio del pensiero dell’umanità.

Le Origini del Reward System

Sappiamo che il genere uomo ha da sempre avuto sistemi di cura e di ragionamento parallelamente, il sistema della ricompensa unisce entrambe le cose: infatti se parliamo di benessere parliamo di reward system, che accomuna origini della filosofia (la ricerca della conoscenza, del bene) alle origini della medicina, quando gli sciamani aiutavano ora un ferito magari con degli aghi rudimentali effettuando così i primi trattamenti agopunturali, ora un sofferente con qualche erba o pianta in grado di alleviare il dolore, etc; tutte queste pratiche sono in grado di agire sul sistema della ricompensa.

La storia della medicina prescinde dalla trattazione, ma è importante ripercorrere la storia degli studi sul sistema della ricompensa: nel 1954 Olds e Milner scoprono la VTA, area tegmentale ventrale, una sede del mesencefalo, situata anteriormente, ricca di snodi nervosi dopaminergici e serotoninergici capaci di proiettare tali percorsi in numerosi centri del cervello ma anche in periferia. 

Negli anni 1960s poi Pavlov effettua i suoi celebri esperimenti, che più di altri mettono in luce le funzioni del reward: un animale tende a ripetere quei comportamenti quando stimolato in modo positivo, ovvero in seguito a ricompensa, e questo avviene in modo riflesso. 

Successivamente tutti i percorsi della ricompensa vengono scoperti, grazie alle più moderne tecniche di imaging.

Qualche decennio fa, Almeida Takakure ed altri capiscono che il CRH base dello stress stimola gli oppioidi sia il reward pathway: il sistema della ricompensa produce dopamina proporzionalmente appunto a stress e dolore.

Oggi si occupano di reward: 

  • Dreher, un matematico che a Lione studia la ‘decision making’
  • Fisher, una ricercatrice che si occupa di emozioni correlate alla ricompensa
  • Grigson, una ricercatrice che studia le dipendenze in relazione al reward
  • Esch e Stefano, due studiosi che si occupano di oppioidi, salutogenesi e ricompensa.

Anche Antonovsky negli anni 1970s con le sue teorie sulla salutogenesi fu un precursore di reward system: infatti teorizzava che solo prevenendo e vivendo seguendo il benessere, è possibile uno stato di salute effettivo, solo in un secondo tempo sarebbe necessario ricorrere a farmaci o a terapie occidentali, ma prima di questi è meglio sicuramente rivolgersi ai sistemi complementari ed alternativi (che agiscono di più sul sistema della ricompensa).

LE VIE NEUROSCIENTIFICHE

Come detto, da un punto di vista neuro-anatomico siamo a livello mesencefalico, nel tronco dell’encefalo, più specificatamente nella VTA: questa è la sede a maggiore densità di recettori e neuroni dopaminergici, responsabile appunto del benessere percepito a livello conscio (cioè corticale), dovuto ad una serie di cause e reso tale proprio dall’area tegmentale ventrale.

Da essa poi si sfioccano facendo sinapsi in varie reti neurali:

-con i gangli della base telencefalici, ad orientamento laterale e mediale, rispettivamente arousal-stress vs ricompensa-gratificazione / con lo striato, con l’amigdala, con il nucleus accumbens

-con il sistema limbico, ambito dell’elaborazione delle emozioni

-con l’asse HPA, l’ipotalamo e l’insula, soprattutto per gli aspetti di pertinenza più propriamente laterale (sistema dello stress come detto)

-con varie aree corticali: cingolato anteriore (componente limbica/emotiva); corteccia frontale, in grado di elaborare un comportamento finalizzato; con l’insula, area corticale autonomica a partenza sia orto che parasimpatica

-ci sono anche links con il grigio periacqueduttale, sede eletta per gli oppiodi endogeni

L’attività neuronale è sia tonica che fasica: ovvero ci sono segnali basali e segnali che ad essi si aggiungono in seguito a stimolazioni interne ed esterne. 

Il primo nucleo ad essere attivato è l’accumbens, poi la corteccia elaborando l’impulso orienterà i percorsi in senso mediale (se prevalgono segnali eccitatori) o laterale (se prevalgono segnali inibitori). Nel primo caso, più fortunato da un punto di vista di salute (minore stress) ed evoluzione, si ha una disinibizione del pallido e conseguente attivazione del sistema limbico.

Le funzioni coinvolte sono quindi:

  • i meccanismi istintivi o automatici o inconsci (regolati dalle complesse interazioni tra gangli telencefalici della base e corteccia, con particolare attenzione ai circuiti cortico-subcorticali)
  • le risposte emotive (sistema limbico)
  • le regolazioni dei sistemi ormonali superiori (ipotalamo-ipofisi)
  • le reazioni vegetative (tipicamente a sede ipotalamo-insulare)
  • le funzioni del sistema nervoso autonomo (ipotalamo-nuclei parasimpatici e sedi midollari delle branche ortosimpatico e parasimpatico)
  • sistema dolorifico e antinocicettivo
  • quindi il sistema della ricompensa regola la nostra salute, il nostro benessere, le nostre prospettive future. 

RICOMPENSA: I BISOGNI, I DIRITTI

Possiamo traslare tutte queste conoscenze specifiche in un concetto: il sistema della ricompensa è il sistema dei bisogni, il sistema della vita, il sistema che regola le nostre funzioni più profonde ed essenziali, è il sistema della salute, che essendo un diritto rende il reward system il sistema dei diritti umani.

Infatti il sistema della ricompensa regola varie funzioni:

-il cibo, il bisogno di alimentarsi, il sistema della fame

-regola poi l’intero metabolismo, anche grazie all’asse ipotalamo ipofisario

-regola le funzioni cardio-respiratorie

-regola i nostri movimenti, grazie ai percorsi sottocorticali dei gangli della base, gli stessi coinvolti quando disregolati nel Parkinson’s disease

-è quindi correlabile alla funzione di fitness

-regola il sonno

-è preposto alle funzioni affettive, riproduttive, sociali, parentali

-ed è coinvolto in tutte le pratiche terapeutiche alternative che sono in grado di stimolarlo.

Il sistema della ricompensa è quindi essenziale, e va “tutelato” sia con scelte di vita consapevoli ed appropriate, sia con tecniche terapeutiche che lo rispettino e sappiano sfruttarlo al meglio, apportando salute per il possibile.

Ricordo che per la WHO/OMS, organizzazione mondiale della sanità, la salute non è assenza di malattia ma condizione di completo ed effettivo benessere interamente concepito: per questo la salute è un diritto umano, il benessere è regolato dal sistema della ricompensa ed è un bisogno di vita.

RICOMPENSA: LE STRATEGIE

Passiamo ora alla praticità: ricompensa significa salute e benessere e tutto ciò è possibile secondo e seguendo una serie di suggerimenti e strategie che vanno al di là dell’aspetto neuroscientifico. Come la medicina cinese insegna, è difficile curare un organo occupandosi solo di esso, anzi sarebbe proprio sbagliato focalizzarsi su di un problema senza tenere in conto la globalità. Questo è facilmente intuibile sia perché le medicine tradizionali si occupano di regolazione dello stile di vita come sistema di prevenzione e cura (parallele e unisone sempre), sia perché il nostro organismo è in realtà un unicum: se un organo ha un problema (e il cervello è un organo), bisogna ricreare l’equilibrio con le altre parti, con gli altri organi, con gli altri elementi. L’agopuntura grazie alla stimolazione meridianica fa proprio questo: bilancia sistemi interconnessi. Se un organo ha una funzione iperattiva di un certo tipo, e ipoattiva di un altro, bisognerà che la periferia e il centro ricreino la “pace” locale e generale. Per questo sarebbe riduttiva l’impostazione occidentale, dove si pensa che un farmaco che agisce specificatamente in un sito recettoriale d’organo (in primis il cervello) possa “curarlo” (vale anche per tecniche terapeutiche): è in realtà alla globalità sistemica che bisogna guardare, ripristinando le funzioni di benessere.

Le strategie di ricompensa sono invece universali, ed agiscono rispettando e stimolando il reward:

  1. DIETA – sempre di più è un ambito che integra nutrizione e psicologia, non soltanto nel campo dei disturbi alimentari ma generalmente parlando è necessario che chi si occupa di cibo sappia avere competenze psicologiche – in ogni caso la dieta deve essere bilanciata in quantità e qualità. 2000 kcal/die sono un diritto umano per ogni abitante del pianeta. Parlando di qualità potrei citare varie informazioni: la dieta mediterranea è sicuramente un target, così come il myPlate (ovvero un’alimentazione plant-based è sicuramente migliore di molte altre, con 50% di verdura e frutta e altre caratteristiche che vanno oltre le derivazioni neuroscientifiche), ricordando che equilibri di yin yang e jing sono altresì indicati. Sicuramente mangiare bene significa essere più sani, e una dieta basata su lieve digiuno e cibi gratificanti (“dieta reward”) può essere raccomandabile.
  2. FITNESS – l’attività fisica, di almeno 30 minuti al giorno (secondo molte linee guida anche OMS), è un reward; le endorfine stimolano positivamente il nostro cervello. Anche il qi gong o lo yoga sono ideali. Lo sport è un toccasana per corpo e mente. È una strategia da seguire per stare in forma e per vivere a lungo.
  3. MENTE – la meditazione è uno degli ambiti in cui ci occupiamo di reward: tecniche di rilassamento, mental training, mindfullness sono lati della stessa medaglia – la psicologia deve essere positiva e incentivare empowerment e autocoscienza della persona. Solo con la psicologia positiva ovvero rispettosa del paziente e volta al miglioramento delle condizioni possiamo agire sul sistema della ricompensa, ovvero non creare danni ulteriori o nuovi traumi, ma stimolare la salute anche mentale.
  4.  VITA AFFETTIVA – la vita di coppia, gli affetti familiari parentali e amicali, la corretta positiva socialità sono ambiti del reward system in cui il meglio di noi può e deve emergere. La ricompensa è strettamente connessa alle funzioni sentimentali, alle funzioni parentali, e anche a quelle sociali. Solo stando in coppia, solo vivendo pienamente la vita genitoriale, e godendo di amicizie positive, si avranno funzioni di ricompensa effettivamente espresse.
  5. SONNO – anche il sonno come i precedenti punti è un bisogno, un diritto e un dovere, ed è un ambito regolato dal sistema della ricompensa – circa 8 ore di sonno riposante in qualità sono un buon target
  6. Altri REWARD, altre RICOMPENSE – si parla di medicine alternative, che sono quelle che in ogni caso sono in grado o si propongono di stimolare il sistema della ricompensa. L’agopuntura agisce sul reward grazie agli oppioidi endogeni, l’ayurveda è un altro buon esempio di tecniche storiche (5000 anni) di benessere, l’arteterapia esprimendo le nostre emozioni inconsapevoli ci permette di stimolare il sistema di ricompensa, poi anche la fitoterapia come vedremo nel capitolo piante (soprattutto l’antica stevia) si basa su meccanismi di reward.

PROSPETTIVE CONCLUSIVE

Conoscere il reward system, il sistema della ricompensa è una buona base per esserne più consapevoli: sia per vivere meglio sia, se siamo operatori di benessere, per permettere ai nostri pazienti e clienti di stare in salute.

È inoltre importante vederne gli aspetti neuroscientifici, è un sistema di percorsi neurali dopaminergici e serotoninergici che regola i principali bisogni degli esseri viventi e umani, unitamente agli aspetti pratici: è il sistema dei bisogni, dei diritti alla salute, ovvero dei diritti umani.

Esso quindi deve essere sempre un target di cura ogni volta che la salute dell’individuo entri in gioco: va potenziato tramite strategie concrete che sono da elaborare in dettaglio da ogni professionista coinvolto.

Il sistema della ricompensa è il sistema dei diritti umani da coltivare e garantire.